03:34 26-12-2025
Ample chiede il Chapter 11: perché Stellantis archivia lo swap di batterie
Il progetto di sostituzione delle batterie per veicoli elettrici sostenuto da Stellantis è stato interrotto appena sei mesi dopo il lancio. La startup statunitense Ample ha presentato istanza di Chapter 11 presso la U.S. Bankruptcy Court per il Southern District of Texas.
Ample proponeva un’alternativa alla ricarica tradizionale: entrare in una stazione dedicata e scambiare il pacco scarico con uno carico in circa cinque minuti. Il modello prevedeva anche la vendita di auto senza batteria, con il pacco offerto in abbonamento.
Stellantis aveva valutato la tecnologia per il car sharing e intendeva introdurla nella flotta Free2Move con le elettriche Fiat 500e. Ma il mercato ha preso un’altra strada. La rapida diffusione di colonnine ad alta potenza permette oggi a molti EV di recuperare una quota significativa dell’autonomia in una ventina di minuti, riducendo l’attrattiva di un sistema di swap costoso e complesso da gestire. Sulla carta i cinque minuti sono persuasivi, ma la spinta competitiva si è spostata con decisione verso ricariche plug-in sempre più rapide.
La domanda dei clienti è rimasta sotto le attese. Costi di abbonamento aggiuntivi e timori sull’usura dei pacchi ricevuti hanno eroso la fiducia nel servizio. Nel suo percorso, Ample ha raccolto circa 330 milioni di dollari di investimenti, accumulando però circa 100 milioni di dollari di debiti; il valore degli asset è stimato tra 10 e 50 milioni di dollari.
Il ridimensionamento non ha riguardato solo gli Stati Uniti. In Spagna, una stazione Ample inaugurata in autunno è già stata smantellata. Secondo gli esperti, con la maturazione dell’infrastruttura di ricarica, le elettriche pensate per la città tendono sempre più a fare a meno di soluzioni alternative di questo tipo. Il segnale per la mobilità urbana è fin troppo noto: la semplicità e un’infrastruttura prevedibile resistono meglio delle proposte più elaborate.