I kit aftermarket che promettono un “pilota automatico” parziale iniziano a comparire, e gli esperti avvertono che potrebbero minare la sicurezza. Queste funzionalità di Livello 2 secondo la classificazione SAE richiedono comunque la vigilanza costante del conducente, eppure possono trasmettere l’idea di un’autonomia totale: un divario di aspettative che favorisce con troppa facilità l’eccesso di fiducia. La promessa è seducente sulla carta, e proprio per questo il rischio di fraintendere i limiti è concreto.

I dispositivi si collegano all’elettronica dell’auto e gestiscono sterzo, frenata e accelerazione con l’aiuto di telecamere e sensori. A differenza dei sistemi di serie, non sono certificati né verificati rispetto agli standard governativi cui i costruttori devono conformarsi. La NHTSA indica che prodotti del genere possono essere richiamati se rappresentano un rischio per la sicurezza ingiustificato, ma le lacune normative spesso scaricano l’onere sui proprietari. È proprio in quella zona grigia regolatoria che, di solito, iniziano i guai.

Gli specialisti avvertono anche che l’installazione di questi kit può tradursi in rifiuto della copertura assicurativa e in sanzioni. Per chi desidera davvero le più recenti tecnologie di assistenza alla guida, è più prudente orientarsi verso auto nuove con sistemi di fabbrica omologati per il mercato locale. Il fascino dell’autonomia fai‑da‑te è comprensibile; su strada, però, la scelta più oculata resta adottare soluzioni correttamente certificate per il luogo in cui si guida.