Le trasmissioni automatiche moderne sono affidabili ed efficienti, ma non perdonano le cattive abitudini. Il meccanico Alexey Stepantsov sottolinea che una manciata di comportamenti quotidiani, quasi invisibili, logora il cambio nel tempo—e molti automobilisti li ripetono senza pensarci. Nel traffico di tutti i giorni, la differenza la fanno proprio i gesti apparentemente innocui.

Per cominciare, veleggiare in posizione N. Un tempo poteva sembrare un modo per risparmiare carburante; oggi, con l’alimentazione che si interrompe in rilascio, il vantaggio reale non c’è. Peggio, se serve accelerare all’improvviso, si perde tempo a tornare su D: quel ritardo può diventare un rischio. Sembra una mossa parsimoniosa, in realtà è un risparmio illusorio.

Altro errore comune: cambiare senza fermarsi del tutto. Passare da R a D mentre l’auto è ancora in movimento carica frizioni e bande freno—componenti che non sono progettati per rallentare il veicolo. L’usura accelera e una piccola abitudine può trasformarsi in un conto salato.

Il terzo è il cosiddetto “neutral launch”: far salire di giri il motore in N e poi inserire di scatto D. Un avvio del genere danneggia il convertitore di coppia e provoca slittamento delle frizioni, riducendo di parecchio la vita del cambio. Poche cose stressano un automatico quanto questa pratica.

Non c’è neppure motivo di selezionare N al semaforo. Con la marcia inserita, il carico sulla trasmissione durante l’attesa è minimo e il risparmio di carburante è trascurabile. Se la sosta si prolunga, ha più senso spegnere il motore.

Infine, inserire P prima dell’arresto completo. Così si scarica un’enorme forza sul nottolino di parcheggio, con il rischio concreto di romperlo: basta un attimo per trasformare la fretta in una lezione molto costosa.

Questi errori semplici compaiono anche tra guidatori esperti e, alla lunga, sono proprio le abitudini che anticipano la fine di una trasmissione automatica.